Dexter, la doppia personalità

Il telefilm Dexter.

Il telefilm di cui parliamo oggi ha rappresentato in chiave moderna e sorprendente la figura dell’antieroe, nonchè del criminale. Stiamo parlando di Dexter, serie tv andata in onda sul canale via cavo Showtime dal 2006 al 2013, e in seguito arrivata anche da noi in pay per view e in chiaro.

La doppia vita di Dexter Morgan, personaggio letterario nato dalla penna di Jeff Lindsay, è al centro della scena nell’arco delle otto stagioni del serial. Vediamo qui narrata la vicenda dell’ematologo Dexter Morgan, di giorno bravo padre di famiglia, di notte serial killer spietato, secondo i dettami del padre, poliziotto in pensione, che gli darà il cosiddetto codice di Harry, una sorta di insieme di regole per far sì che possa indirizzare la sua fame omicida soltanto sui rifiuti della società (assassini, pedofili, stupratori, eccetera).

Questo codice, si rivelerà molto efficace per gestire la sua doppia vita, ma fino a un certo punto… Il perché potrete scoprirlo seguendolo. A lavoro, tra colleghi più o meno ignari della sua doppia personalità, troviamo soprattutto la sorella Debra, una poliziotta molto in gamba che rimarrà a lungo all’oscuro sul suo conto. Ricordiamo infatti, che Dexter agisce totalmente nell’ombra, e solo la sorella, nel corso della serie, si rivelerà una valvola di sfogo per il protagonista, che spesso rischierà di essere scoperto per le sue malefatte, e quindi essendo perennemente sul filo della pena di morte.

Lo sfondo su cui si dipanano le vicende, è quello di Miami, città della Florida dove il crimine è sempre pronto a esplodere. Splendida la sigla di apertura di Rolf Kent, di per sé un piccolo capolavoro, e la fotografia che mette in risalto la splendida e multietnica Miami, che conferisce al panorama un tocco di classe e di struggente tragedia.

Il neo che potremmo trovare, è forse uno: nelle prime 4 stagioni il livello si mantiene molto alto, tranne forse la terza stagione, con una trama perfettamente orizzontale ma anche casi di puntata sempre avvincenti. Nelle ultime 4, il livello scende un po’,  e forse si intravede la stanchezza degli sceneggiatori nell’allungare un po’ il brodo, che poteva forse tagliare un paio di serie, fino all’imponderabile, scioccante, amaro finale.

Non volendovi svelare troppo, non ci resta che augurarvi una buona visione… Col nostro passeggero oscuro.

Author: Massimo Trisolini

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