Un insolito movente

Era un 6 febbraio piuttosto tumultuoso. Il vento soffiava impetuoso e nulla faceva presagire ciò che di lì a poco sarebbe accaduto, nella notte del Carnevale 1987. Gli ispettori di Scotland Yard avevano ispezionato il perimetro, e l’ispettore McCoy aveva iniziato a scrutare avidamente il pub Red Finn alla ricerca di eventuali testimoni. La scena che si stagliava di fronte all’ispettore era inconfondibile: un efferato omicidio si era consumato nel vicolo di Fox Spencer Street, una donna era stata barbaramente sgozzata, e probabilmente l’omicida era già lontano. “Cristo!,” esclamò McCoy, il Killer di Carnevale proprio non ci voleva!” in effetti, per un ironico scherzo del destino, la scena del crimine si confaceva di più ad Halloween che alla più bucolica festa di Carnevale.
L’indomani,la notizia era ormai trapelata su tutti i giornali locali. Il Kingdom Observer aveva titolato: a carnevale ormai anche l’omicidio vale, parodiando in maniera poco riuscita il noto modo di dire.
La mattina seguente infatti l’opinione pubblica era tutta rivolta a quel tragico evento,che riportava in una sorta di plumbea atmosfera quella piccola cittadina, la cui massima aspirazione drammatica era il furto di una bottiglia di latte dal rivenditore locale.
McCoy,che non era solito trovarsi di fronte a casi truci come questo, era titubante e sempre più propenso ad affidare il caso alla sezione SPECIAL VICTIMS UNIT, che spesso accoglieva addirittura con favore delle pratiche spinose e caratterizzate da una violenza inaudita,in virtù di un risalto poi enfatizzato al cubo sui media nazionali.
Alla lunga la vista del sangue non impressionava più Mccoy,che anzi non perdeva occasione per rimarcarne la stretta connessione tra esso e la meschina natura umana; quando era agli albori della carriera, l’ispettore era stato infatti spesso a contatto con episodi di bullismo e violenza,avendo frequentato a Southampton uno dei quartieri più malfamati per motivi di tirocinio lavorativo. Un tempo era ancora sensibile ad avvenimenti di questo tipo, ma ormai non lo turbavano più; la sua prima moglie,lo aveva lasciato proprio per questo motivo, la sua assoluta insensibilità alla violenza,una violenza che ormai non lo scalfiva più, e che lo faceva spesso apparire come un uomo dal cuore di marmo,in realtà un’impressione che era poco aderente alla realtà dei fatti: era questa infatti un’inclinazione che aveva sviluppato per cercare di sopravvivere in un mondo in cui ormai non si rispecchiava più. La mattina seguente il suo sottoposto McNamara lo aveva cercato per tutto il giorno,invano: era solito infatti McCoy non dare segni di sè per alcuni giorni,quando era molto preso da un caso di cui ancora non comprendeva la natura. Quel giorno aveva avuto un’illuminazione, sulla scena del delitto aveva infatti ritrovato per caso sul parquet del pub un frammento di un biglietto da visita,ma come spesso usava agire, il suo istinto lo aveva portato ad impossessarsene all’insaputa dei suoi colleghi della centrale. Questo suo modus operandi era stato spesso oggetto di aspre rimostranze da parte dei superiori,che tuttavia erano alle volte fin troppo zelanti, mentre per fare questo mestiere McCoy aveva sempre creduto che bisognasse seguire anche l’istinto,che lo aveva sempre portato lontano.
Sul biglietto, vi era recato il nome di una frequentata birreria, l’Old Mill. Recatovisi in fretta e furia McCoy aveva fin da subito pensato che in una birreria del genere potesse nascondersi in modo insospettabile qualche losco figuro,visto il ceto medio-basso della clientela più affezionata.
In quel luogo, l’ispettore fu assalito dai ricordi, legati quasi esclusivamente a suo padre, un noto bevitore e giocatore d’azzardo, che spesso amava dilettarsi anche nel corteggiamento spinto verso le avvenenti cameriere del locale, ma a dire il vero, quasi sempre respinto allo stesso modo con epiteti ancor più volgari. Tuttavia l’ispettore apprezzava l’atmosfera di quel locale, elaborata ad arte con luci soffuse sul verde acidulo, e le classiche lampade irlandesi old style che facevano tanto epoca vittoriana. Appena entrato, il barista Cavanaugh lo apostrofò in malo modo: “gli sbirri non sono i benvenuti qui!”; “Stai calmo” – disse McCoy,-”voglio solo scambiare due chiacchiere”. In quel momento, Cavanaugh estrasse il fucile da sotto il bancone di legno d’ebano, e lo puntò dritto in faccia a McCoy. “Stiamo calmi – disse quest’ultimo, “altrimenti sarò costretto a farti arrestare”. Nello stesso attimo, l’assalitore sparò un colpo secco al lampadario della sala principale, e un sonoro boato accompagnò nel buio il lampadario che cadde immediatamente a terra. Probabilmente aiutato dall’uscita secondaria, egli scomparve in un battito di ciglia. Uscito tra gli sguardi spauriti della clientela, McCoy si avviò infuriato verso l’uscita sbattendo la porta, ancora perplesso sul perché di una reazione così inusitata. Forse quel biglietto da visita non doveva capitare tra le sue mani,pensò tra sé e sé. Tuttavia,il giorno dopo, si risvegliò quasi immemore della burrascosa serata precedente, anche forse complice una bella dormita ristoratrice. Il caso però era ancora alquanto intricato, e  l’agente era come non mai determinato a risolverlo. Molto spesso aveva avuto a che fare con gente strana, ma raramente gli era capitato di imbattersi in situazioni così inspiegabili,oltretutto senza che egli si fosse ancora avvicinato solo parzialmente alla verità.

investigation

Detto, fatto: domenica mattina, il controverso Cavanaugh fu ritrovato morto in un sobborgo poco raccomandabile, in mezzo alle lamiere di due gelidi bidoni della spazzatura. Ormai il caso si faceva sempre più enigmatico, e McCoy era ancora in alto mare. A dargli una mano però,arrivò come una novella Deus Ex Machina una signorina dalla voce molto cordiale, che tramite un’anonima telefonata al distretto gli rivelò alcune informazioni molto interessanti: “ispettore,io so chi ha ucciso il suo sospettato, ma non posso dirle altro per telefono,è troppo rischioso,se vuole saperne di più vediamoci sulla 49th Road stasera alle 9, puntuale;ah dimenticavo,venga da solo, e non armato,è un consiglio benevolo.” Dopo questa telefonata criptica, l’ispettore decise comunque di presentarsi, seguendo i consigli della donna,che pur non fornendogli garanzie, la sentiva istintivamente affidabile. Arrivate le 9, il rendez-vous finalmente ebbe luogo: dopo alcuni dettagli apparentemente insignificanti, Miss Kay gli rivelò che Cavanaugh era suo padre adottivo, e che era invischiato con alcuni trafficanti d’armi nordirlandesi,che saputo tramite una soffiata dell’arrivo dell’ispettore,avevano forse troppo frettolosamente preso delle contromisure per evitare l’arresto; in realtà,come iniziò a spiegare l’ispettore, egli si era recato all’Old Mill soltanto per cercare qualche indizio,avendo ritrovato il biglietto sulla scena dell’omicidio.
Finalmente venne appurato il vero motivo della chiamata,il biglietto era stato posto maliziosamente lì da Miss Kay per depistare le indagini, in quanto la donna uccisa era sua sorella, con la quale però non aveva mai avuto modo di parlare dopo la morte del padre, in quanto si erano sempre accusate a vicenda su chi fosse la più amata, un tipico complesso di Edipo insomma, protrattosi però in età troppo avanzata, avendo Miss Kay probabilmente superato la trentina.
Tutto questo,spiego la donna, era stato architettato affinché i media locali non ammorbassero di domande lei e suo padre adottivo, e dunque allo scopo di spostare l’attenzione altrove,per non ripiombare in una vita insopportabile.
Tecnicamente questo era un reato, le spiego McCoy, e cioè un inquinamento di prove a tutti gli effetti. Nonostante questo, l’ispettore non riusciva a essere rigido e intransigente con lei, e aveva già subito il fascino dei suoi capelli lisci corvini in men che non si dica.
La donna chiosò con un messaggio piuttosto inconsueto: ispettore, ricordi solo questo,non posso dirle altro: l’assassino di mia sorella è più vicino di quanto pensi.
Con questa frase, scomparve nel buio della 49th Road, lasciando l’ufficiale di polizia con un forse ancor più grande punto interrogativo.
Non ci furono novità per circa due mesi nel caso, tanto che la centrale lo archiviò come cold case, la categoria in cui venivano archiviati quei cosiddetti casi “freddi”, che erano dopo anni ancora senza soluzioni certe, quando all’improvviso, alcuni nodi vennero al pettine: l’omicida di Cavanaugh era stato finalmente scovato, tramite le impronte digitali individuate dal database della centrale, rimasto in stand by per alcuni mesi a causa di un guasto al sistema di alimentazione, cosa che aveva inevitabilmente raffreddato le indagini. Il responso era chiaro: il responsabile era Frank Kay, che nel database era registrato sotto falso nome, tal John Smith, banalmente uno dei più scontati pseudonimi per antonomasia, usati in modo inflazionato per non far risalire estranei alla propria reale identità. McCoy non ci aveva messo molto a risalire alle generalità reali del soggetto, in quanto un anno prima aveva creato in maniera anonima un database alternativo a sue spese,che raggruppava tutte quelle persone di cui nel tempo si erano perse le tracce: “un’iniziativa dovuta al mio istinto”,avrebbe detto l’ispettore di se stesso.
Dopo alcune indagini effettuate per suo conto e senza ingerenze dei colleghi, venne alla luce un possibile movente: Karen,questo il nome della fanciulla assassinata, aveva denunciato alla polizia suo padre Frank,che vivendo ormai da tempo sotto falso nome, e tuttora in un luogo ignoto ai più, non voleva che qualcuno potesse risalire al suo attuale domicilio: la soffiata però gli era giunta troppo tardi, e dunque il sicario mandato a fare il lavoro sporco, aveva compiuto un omicidio totalmente inutile, per non dire persino deleterio: in questo modo infatti McCoy poteva finalmente convogliare tutte le sue capacità investigative su Frank Kay, pur senza l’aiuto fondamentale dei suoi colleghi, che non erano ancora stati avvertiti poiché a detta dell’ispettore McCoy, non avrebbero sicuramente approvato questo suo stile che,per usare un eufemismo, si poneva spesso e volentieri al di sopra della consueta prassi che vigeva in un regolare distretto di polizia.
Seguendo gli ultimi spostamenti dell’ormai, a questo punto, inequivocabile Killer di Carnevale, come era stato poco originalmente ribattezzato dalla carta stampata, McCoy arrivò a un vecchio capanno abbandonato,che in base alle mappe catastali,risultava inesistente in città, dunque quale luogo migliore per nascondersi dopo il delitto?; entrando però, non c’era traccia di anima viva. L’ispettore decise quindi di fare una ronda notturna per sorvegliare il posto, essendo quasi certo di incastrare il bastardo. Quella notte però,attese invano, il capanno rimase infatti deserto. Finalmente, la terza notte, quando ormai McCoy non ci sperava più e il sonno era quasi arrivato a prendere il sopravvento, un’ombra lo fece trasalire: in base all’identikit reperito, era proprio Lui: stesso naso adunco, barba incolta e un evidente zoppicare sulla gamba sinistra, il che lo rendeva claudicante a tutti gli effetti. Tuttavia, prima di sorprenderlo con la sua magnum d’ordinanza, voleva chiarire alcuni quesiti che ancora non gli rendevano la vicenda del tutto limpida. Dopo il suo ingresso, con passo felpato McCoy lo seguì a ruota, e dopo che la sua “preda” scese le scale per raggiungere lo scantinato della fatiscente struttura, lo spinse con un colpo secco,facendolo capitolare a terra; battendo la fronte sul muro, Frank Kay perse conoscenza per alcuni minuti,consentendo all’ispettore di legarlo e quindi di tenerlo a bada per un po’, giusto il tempo di dipanare le ultime nebbie; “è stato più facile di quanto pensassi”- gongolò dentro di sé il pubblico ufficiale.
Innanzitutto,”la domanda più banale”, esordì McCoy, “perché lo hai fatto?”- “è semplice ispettore”, ribattè Frank,che ormai sapeva di non avere scampo, sentendo già il suono stridulo delle sirene di polizia in lontananza; “volevo fargliela pagare a quella sciaquetta ingrata di mia figlia; non sarò stato un padre modello, ma non le ho mai fatto mancare nulla, e lei come mi ripaga? Mi fa credere morto, dopo che ho scelto di cambiare vita, e non paga di ciò, presenza istanza di adozione da parte di un completo imbecille,che ora la tratta come una piccola bambina viziata, e in tal modo mette in ombra me, e cosa ancor più grave, decide di farsi mantenere da un’idiota che decide di integrarla nella sua famiglia solo per un capriccio di un uomo di mezza età. Tutto ciò non potevo accettarlo”.  “Quindi è tutto qui?” Domandò un McCoy piuttosto incredulo – “Non le basta ispettore? Cosa si aspettava? Ormai ho raggiunto il mio scopo”, chiosò il controverso Kay – “posso marcire per il resto della mia vita in prigione ora, ma comunque con dignità, perché ho fatto ciò che dovevo fare per sentirmi meglio”. – “Quanto sono strani gli esseri umani”, – ebbe modo di riflettere McCoy, mentre raggiungeva i suoi colleghi in arrivo per effettuare il sospirato arresto, – “spesso compiono gli atti più atroci per le ragioni più stupide.”

Author: Massimo Trisolini

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