Non credo che molti occidentali, rispondendo alla domanda “vorresti che il futuro del pianeta sia migliore di quello che si prospetta?” direbbero “no!“. La maggior parte direbbe che è ambientalista convinto e partigiano, iscritto da anni nel circolo che difende l’ecologia, la salute, i piccioni, le zie in estinzione.
Lo sguardo dell’intervistato muterebbe di colpo se si insinuasse che il colpevole del disastro ambientale è lui. Si si, tu. Uomo, donna, ricco o povero. Perbene o delinquente, caritatevole o menefreghista.
La tua colpa principale non è avere l’auto, il cellulare, una seconda casa.
Nemmeno il commercio illegale di armi o un amico narcotrafficante.
L’indizio è nel piatto in cui mangi, ricco di ogni ben di Dio.
E soprattutto di carne. Succulenta, alla brace, al forno, in tutte le salse. Ciò che maggiormente mette a repentaglio la nostra stessa sopravvivenza è l’allevamento animale, estensivo od intensivo non fa molta differenza.
La nostra voglia di ingrassare e morire d’infarto (discutibile, concedetecelo) con alimenti di origine animale è la causa principale delle emissioni globali, della deforestazione, dell’inquinamento delle acque; si arriva ad una stima di oltre il 50% di gas serra in atmosfera (tra cui il metano emesso dalle mucche. Insospettabili peti di placide mucche). I trasporti, poveretti, nel turbine delle polemiche per questo anno ricco di smog, si fermano ad un misero 13%. Il 91% della deforestazione in atto in Amazzonia è riconducibile alla produzione di prodotti alimentari di origine animale (terreni per nuovi pascoli e per la coltivazione di derrate vegetali da destinare agli allevamenti degli animali “da consumo”).
La battuta viene facile, ci stiamo mangiando il pianeta.
Se volete entrare nei dettagli, vi consigliamo “Cowspiracy”, un documentario eccellente sul tema, che ha riscosso enorme successo negli Stati Uniti e smosso le coscienze dei giovani adulti americani, di solito additati come pigri e menefreghisti, molti dei quali hanno sostenuto le tesi del documentario (e della scienza che c’è dietro, la trovate nella bibliografia) e hanno scelto di diventare vegani.
Inutile perderci dietro le cifre spaventose indicate nel film (solo una, l’acqua per produrre un misero hamburger equivale a due mesi di docce): non abbiamo molta scelta, o cambiamo adesso, abbandonando i cibi di origine animale o il cambiamento climatico sarà ineluttabile.
Uno studio pubblicato a Novembre di quest’anno ha suscitato molte polemiche, perché suggerisce che sostituire la carne con le verdure danneggerebbe l’ambiente. Se si considerano le calorie, coltivare lattuga produce più gas serra che allevare maiali. Ma questo ovviamente significa solo che la lattuga ha poche calorie. Una persona dovrebbe mangiare chili di insalata per soddisfare il proprio fabbisogno energetico giornaliero! In realtà, più eliminiamo prodotti animali dalla nostra dieta, più bassa risulta la nostra impronta ecologica sul pianeta.
I potenti possono riunirsi in qualunque capitale mondiale, assaggiando magari una splendida bistecca, ma “tagliare le emissioni” è in realtà un concetto molto più culturale. Cultura della sopravvivenza, in primis, perché non è mai bello estinguersi in massa. Cultura del rispetto, verso gli altri e verso i nostri non simili, animali piante e tutto ciò che appartiene al Pianeta. Cultura del cambiamento, ignorando le attuali tradizioni culturali, sperando che in un futuro prossimo possano essere riproposte in modi diversi.
Informiamoci, giudichiamo tali informazioni, parliamone con tutti. Ma soprattutto agiamo, prima di finire in padella.
Fonti:
Steinfeld, Henning; Gerber, Pierre; Wassenaar, T. D.; Castel, Vincent (2006). Livestock’s Long Shadow: Environmental Issues and Options. Food and Agriculture Organization of the United Nations (FAO).
Goodland, R Anhang, J. “Livestock and Climate Change: What if the key actors in climate change were pigs, chickens and cows?” WorldWatch, November/December 2009. Worldwatch Institute, Washington, DC, USA. Pp. 10–19.
Tilman D., Clark M. “Global diets link environmental sustainability and human health” Nature 515, 518–522
www.cowspiracy.com