I Noir Désir e l’album 666.667 Club

Nel febbraio 2010 l’edizione francese di Rolling Stone magazine l’ha inserito al 12° posto nella classifica dei migliori album rock francesi. Infatti non è un caso se l’album 666.667 Club si può ritenere uno dei migliori capolavori della band di Bordeaux. Si tratta del quinto lavoro registrato in studio dei Noir Désir, la band composta dal cantante Bertrand Cantat, dal chitarrista Serge Teyssot-Gay, dal batterista Denis Barthe e dal bassista Jean-Paul Roy. In questo album i Noir Désir non rinunciano a quell’immagine di band militante contro la cosiddetta mondializzazione capitalista, nonostante apportano qualche novità al loro impianto sonoro tipicamente rock. Con alcuni brani presenti in questo lavoro discografico, come Un Jour en France e L’Homme Pressé, ottennero all’epoca un grande successo mediatico in Francia. Successivamente avranno riconoscimenti a livello internazionale grazie al singolo Le vent nous portera, estratto dal sesto album Des visages des figures, il quale verrà pubblicato l’11 settembre 2001.

I Noir Désir.

I Noir Désir.

Purtroppo la sorte della band è fortemente soggetta a quella del frontman Bertrand Cantat, il quale già in precedenza era stato colto da una sincope durante il concerto a Besançon nel 1989, e venne sottoposto ad un intervento alle corde vocali nel 1994, dopo la tournée dell’album Tostaky. Il gruppo conosce un rinnovato successo grazie ai due album 666.667 Club e Des visages des figures. Ma questa fortuna avrà breve durata. Infatti Bertrand Cantat, dopo aver divorziato dalla moglie Kristina Rady, inizia a frequentarsi con l’attrice francese Marie Trintignant. L’amore tra il Cantat e la nuova compagna finisce in un tragico epilogo, a Vilnius (Lituania), consumata tra la notte del 26 e 27 luglio 2003, quando in seguito ad un violento litigio, il frontman dei Noir Désir picchia l’attrice francese, colpendola sul viso con 19 pugni. Marie Trintignant morirà il 1° agosto seguente a causa di un edema cerebrale provocato dal brutale gesto del suo compagno. Successivamente, dopo tre udienze in tribunale, Cantat viene condannato dalla giustizia lituana il 29 marzo 2003 a otto anni di prigione.

La band al Vienna Forum nel concerto del 15 luglio 2002.

La band al Vienna Forum nel concerto del 15 luglio 2002.

Incomincia così il declino della band francese. Trasferito il 28 settembre 2004 nel carcere di Muret, nei pressi di Tolosa, Cantat e i componenti dei Noir Désir continuano a realizzare nuovi progetti; un’attività che produce solamente qualche nuovo singolo, e non si spinge mai oltre, anche dopo il 16 ottobre 2007, quando il Cantat ottiene la libertà condizionata. Il 2010 è un anno particolare per la band, prossima alla rottura: il 10 gennaio l’ex moglie del frontman muore suicida, mentre il 29 luglio Bertrand Cantat è ufficialmente libero. Passato qualche mese, il 29 novembre 2010, Serge Teyssot-Gay annuncia alla stampa di lasciare la band per disaccordi emotivi, umani e musicali con Bertrand Cantat, e il giorno seguente è il batterista Denis Barthe, a nome degli altri due componenti, ad annunciare il definitivo scioglimento della band.

Copertina dell'album 666.667 Club.

Copertina dell’album 666.667 Club.

Dopo questa breve nota sulla band bordolese costituitasi nel 1980, incentrata in particolar modo sulle vicende del loro frontman, facciamo un passo indietro ritornando sull’album.

666.667 Club venne prodotto da Ted Niceley e dagli stessi Noir Désir, e venne registrato e mixato nell’agosto 1996 da Andy Maker nello studio di Manoir per l’etichetta Barclay. Il quinto lavoro della band bordolese è strutturato in 13 brani, alle quali è inclusa una ghost track, e venne pubblicato l’11 novembre 1996. La durata complessiva dell’album è di 50 minuti e 39 secondi.

Il titolo dell’album ha la sua origine in una competizione tra i membri del gruppo, arbitrata da un metronomo elettrico, per vedere chi tra loro fosse il più veloce sulla tastiera. Tutti arrivarono a 666, e per evitare il riferimento col numero della Bestia, venne aggiunto 667, in antitesi all’altro numero satanico, il quale è 665.

Nel suo complesso l’album discografico dei Noir Désir presenta una sonorità più tranquilla rispetto ai lavori precedenti, e infatti in alcune tracce la naturale tendenza rock della band è arricchita con motivi art rock, free jazz, raï e hip-hop. I testi sono gli unici a non essere mutati, affrontando sempre come tema soggetti politici e problematiche sociali.

La traccia d’apertura prende il titolo dell’album ed è esclusivamente strumentale. In questa il genuino rock dei Noir Désir si mescola alla nuova tendenza free jazz e raï, che propone la partecipazione del multistrumentalista ungherese Akosh Szelevényi, il quale collaborerà anche in un’altra traccia dell’album, Les Persiennes. Il disordine della sonorità del brano strumentale 666.667 Club simboleggia quello stesso caos prodotto dalla globalizzazione e l’accellerazione dei tempi della storia, ma anche della vita quotidiana. In sostanza è una sorta di preludio al secondo brano Fin de siècle, che denuncia con cinismo l’eredità che ha lasciato il XX secolo.

La traccia Un jour en France accusa invece la nascita delle nuove formazioni di estrema destra, che acquistano sempre più notevoli consensi popolari tramite il Front National Français. A riprendere questa denuncia saranno anche altri brani dell’album Comme elle vient e la già menzionata Les Persiennes.

La quarta traccia dell’album, À ton étoile, invece richiama la stella del Chiapas, uno Stato del Messico nel quale si ebbe l’insurrezione zapatista nel 1994. Infatti è chiaro nel testo della canzone il riferimento al Subcomandante Marcos, un rivoluzionario messicano che si fece portavoce dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Nei brani Ernestine e Septembre, en attendant partecipa all’arrangiamento il violinista ungherese Félix Lajkó.

La nona traccia, L’Homme Pressé, è la più importante dell’album: quest’ultima fu eletta in Francia canzone dell’anno 1998 ai Victoire de la musique. La sua trama è un accusa alla mondializzazione e all’arrivismo capitalista. La linea chitarristica è ripresa dal brano Get Down Saturday Night di Oliver Cheaptham, mentre la parte finale “Love, love, love, dit-on en Amérique; lioubov en Russie soviétique, amour aux quatre coins de France“, richiama la canzone Love, Lioubov, Amour del coro di ragazzi Les Poppys. Anche l’arrangiamento rock di Lazy merita particolare attenzione. In conclusione, la ghost track Song for JLP è un omaggio a Jeffrey Lee Pierce, frontman degli The Gun Club, deceduto nel 1996.

666.667 Club

1

666.667 Club

3:41

2

Fin de siècle

5:34

3

Un jour en France

3:13

4

À ton étoile

4:27

5

Ernestine

4:42

6

Comme elle vient

2:25

7

Prayer for a Wanker

3:09

8

Les Persiennes

4:09

9

L’Homme Pressé

3:46

10

Lazy

5:34

11

À la longue

4:27

12

Septembre, en attendant

3:01

13

Song for JLP (ghost track)

2:21

Author: Alessio Sacquegna

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