Pensieri sparsi di un romantico, cinico, disilluso.

Cime-tempestose-la-brughiera

Era tutto lì, nel vivere come viene, facendosi stupire dalle cose e dalle persone, nel rifiutare inviti organizzati, nell’accettare passaggi imprevisti e perdersi nelle situazioni non volute, quando il crepuscolo ti insegue e nemmeno te ne accorgi, ti stupisci delle piccole cose e non ti aspetti parole di circostanza… Ti incazzi perché non hai fatto tutto quello che potevi, ma al termine della giornata ti senti pieno, completo, estenuato. Riesci ad assaporare per un’istante l’eternità, e se lo fai inconsciamente riesci pure a goderne.

Spesso mi succedeva che una sensazione di (rim)pianto incontrollabile mi assaliva, durando tutta la notte, e i miei sogni si amalgamavano alle lacrime, mentre la luce fioca della Churchill rifletteva e amplificava quel sapore salmastro, che ormai inzuppava il cuscino. L’inganno occidentale del nostro tempo, una sensazione che racchiude in sé il tutto, quel ‘tutto’ fatto di nulla, assoluto, che ci pervade.

C’è un momento in cui qualcosa si spezza, cambia, muta essenza, e non sai dire perché, sai solo che è così. Non sai dire quando, il momento esatto non lo conosci, sai solo che sei stato involontario connivente della tua anima, e l’hai lasciata agire, e neanche sprazzi di lucidità sono serviti ad impedirtelo. Allora diviene tutto innaturale, artefatto, forzato. I silenzi mitigatori si trasformano in squarci d’imbarazzo interminabili, imbuti rovesciati da cui voler scivolare via, pur non sapendo se dopo esser sbucato fuori, ti sentirai meglio.

La natura stessa di noi esseri umani è la fonte stessa della nostra maledizione. Cerchiamo sempre qualcosa per completarci (inconsciamente sapendo di non trovarla o sperandolo per continuare nella ricerca), ma proprio in virtù di questo nasce il più grande paradosso dell’ animo umano: è cosciente di quello a cui può tendere, al contrario degli animali, ma inconsciamente sa di non poter mai raggiungerlo, in quanto essere non divino, ergo imperfetto.

C’è qualcosa di dolcemente appagante e al contempo terribilmente masochistico nel restar sospeso per qualcuno a cui tieni troppo; come una molla o una fisarmonica, le tue sensazioni si dilatano e si comprimono su sé stesse tra la speranza e la disillusione… Tutto sta nel saper gestire l’intermezzo, che talvolta dura più dei due stati di quiete, apparente.

Author: Massimo Trisolini

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