Sofronia, dove divertirsi è una cosa seria

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La città di Sofronia si compone di due mezze città. In una c’è il grande ottovolante dalle ripide gobbe, la giostra con raggiera di catene, la ruota delle gabbie girevoli, il pozzo della morte coi motociclisti a testa in giù, la cupola del circo col grappolo dei trapezi che pende in mezzo. L’altra mezza città è di pietra e marmo e cemento, con la banca, gli opifici, i palazzi, il mattatoio, la scuola e tutto il resto. Una delle mezze città è fissa, l’altra è provvisoria e quando il tempo della sua sosta è finito la schiodano e la portano via, per trapiantarla nei terreni vaghi d’un’altra mezza città.
Così ogni anno arriva il giorno in cui i manovali staccano i frontoni di marmo, calano i muri di pietra, i piloni di cemento, smontano il ministero, il monumento, i doks, la raffineria di petrolio, l’ospedale, li caricano sui rimorchi, per seguire di piazza in piazza l’itinerario d’ogni anno. Qui resta la mezza Sofronia dei tirassegni e delle giostre, con il grido sospeso dalla navicella dell’ottovolante a capofitto, e comincia a contare quanti mesi, quanti giorni dovrà aspettare prima che ritorni la carovana e la vita intera ricominci.

 

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Sofronia – Le città sottili 4. Illustrazione di Alessandro Armando.

Dite la verità. Anche voi, a metà descrizione, immaginavate già lo smontaggio della Sofronia fatta di giostre e divertimenti. Quasi per inerzia, per abitudine. Dopotutto non solo è più semplice smontare dei tendaggi piuttosto che delle vere e proprie strutture, ma è anche una questione di utilità. Qui a Sofronia però, la quarta de “le città sottili”, è tutto al contrario. Questa città calviniana, più che un significato sembra volerci trasmettere un messaggio, un insegnamento di vita.
In poche parole, la mezza città fatta in pietra, marmo e cemento non è altro che la concretezza degli impegni quotidiani, della burocrazia e della politica cittadina. La banca, il ministero, la scuola, il monumento, rappresentano l’emblema di  tutti i progetti, le idee, la cultura e gli investimenti che fanno i cittadini di Sofronia. In sostanza è tutto ciò che facciamo anche noi, nella nostra esistenza, o che ci sentiamo in dovere di fare. Istruzione, lavoro, aspettative di vita e ambizioni personali sono infatti l’ossatura della vita. È quindi importante prefiggersi degli obiettivi ed avere degli ideali, senza di essi saremmo solo delle persone vuote. Anche se non ce ne accorgiamo, però, bisogna tener presente che queste cose passano, cambiano o si evolvono nel corso del tempo, proprio come le removibili strutture in pietra e cemento di Sofronia.
Questa città ci insegna inoltre che è altrettanto necessario riporre almeno la stessa importanza alla leggerezza delle piccole cose, agli amori, alle passioni, alle amicizie, ai sorrisi e al divertimento. La permanenza delle giostre e del circo possono apparire per alcuni come delle futilità, delle cose secondarie, talvolta dei lussi. Ma non è proprio così, anche Alphonse Allais diceva che “chi non ride mai non è una persona seria” e, del resto, come dargli torto? In effetti, son proprio queste cose ad aiutarci nell’affrontare con serietà le difficoltà quotidiane. Purtroppo a volte, presi dagli impegni e dall’affanno della “burocrazia” quotidiana, ci si dimentica di noi stessi. Ci si dimentica che vedere il mondo con gli occhi di un bambino può far apparire tutto più semplice. In sostanza, ci si dimentica di concederci un po’ di vita, un po’ di colore e di senso di felicità. Senza queste cose sarebbe tutto più grigio, proprio come la pietra e il cemento della Sofronia concreta ma smontabile. Pertanto, mi permetto di scomodare anche Oscar Wilde con la sua citazione: “La cosa più difficile a questo mondo? Vivere! Molta gente esiste, ecco tutto” e penso, infine, che con essa si possa chiudere il senso di questo concetto, percepibile anche nella Sofronia di Italo Calvino.
Chiaramente, come in ogni cosa, bisogna sempre trovare un giusto equilibrio. Infatti la divisione in due mezze città rappresenta anche questo, altrimenti ci troveremmo nell’ingannevole città dei balocchi di Pinocchio, dove le uniche carovane sono quelle che portano nuovi futuri asini e la morale avrebbe tutt’altro significato.

Author: Daniele Perrone

Dottore triennale in Ingegneria Civile. Appassionato di argomenti tecnico-scientifici, urbanistica, ambiente e politica pragmatica.

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