Torri costiere in Terra d’Otranto (Parte seconda)

Dopo aver descritto il contesto storico, le usanze gestionali e le tipiche caratteristiche architettoniche delle torri costiere nel Salento in “Torri costiere in Terra d’Otranto (Parte prima)”, passiamo ora ad elencare i singoli esemplari di torre che si susseguono percorrendo tutti quei 340 km di costa salentina. Pare che le torri edificate nella provincia della Terra d’Otranto fossero in tutto 132, ma ad oggi se ne contano a malapena una novantina. Alcune sono tuttora conservate e riqualificate, molte altre sono ridotte a dei ruderi o poco più che le rendono quasi irriconoscibili, altre ancora non sono mai state trovate.
Partendo dalla costa adriatica brindisina, dunque, giungeremo a quella ionica tarantina percorrendo tutto il versante adriatico della Provincia di Lecce e “risalendo” verso lo Ionio, una volta raggiunto il Capo di Leuca.

PROVINCIA DI BRINDISI

Il sistema di difesa costiero in Terra d’Otranto parte più o meno da Torre Cintola. Segue poi Torre Egnazia (Comune di Fasano), che sorge presso l’antica città messapica di Egnathia, della quale rimangono oggi solo delle rovine. Spostandosi verso sud, lungo il litorale adriatico brindisino, si susseguono Torre Canne (Comune di Fasano), Torre San Leonardo (località Pilone, Comune di Ostuni), Torre Villanova (Comune di Ostuni) e infine Torre Pozzelle (Comune di Ostuni).
In agro di Carovigno vi è Torre Santa Sabina, che è una delle tre torri in tutta la Puglia – assieme a Torre San Giovanni di Ugento (LE) e a alla Torre di San Pietro in Bevagna (TA) – che presentano una forma ottagonale a cappello da prete. Essa nel medioevo fu sede di un ospedale dei Cavalieri Teutonici e, forse, fu realizzata proprio da questi ultimi.
Rimanendo ancora nelle coste di Carovigno, più a sud vi è la famosa Torre Guaceto, nel cuore dell’omonima riserva naturale che preserva una zona umida ed il suo particolare habitat.
In agro di Brindisi vi è Torre Testa del Gallico (detta anche torre di “Giancola”), che prende il nome dal canale di raccolta delle acque piovane che sfociano in mare al suo fianco, poi vi è Torre Penna (detta anche Torre di Punta Penne), collocata nell’area confinante con l’attuale aeroporto, a seguire Torre del Cavallo, costruita nel 1301 da Carlo II D’Angiò, e  infine Torre Mattarelle, crollata quasi del tutto.
La provincia di Brindisi si conclude con Torre San Gennaro (Comune di Torchiarolo), non molto distante dal Santuario della Madonna di Galeano e dalle rovine della città messapica di Valesio.
Da come è facile notare, il complesso di torri costiere appena descritto, sorgeva in prossimità dei più importanti centri messapici. Inoltre le torri, oltre a “guardarsi” via mare, erano collegate da terra attraverso l’importante Via Traiana, realizzata in epoca romana ed utilizzata enormemente anche durante il Regno di Napoli.

PROVINCIA DI LECCE

La provincia di Lecce si apre con la torre di Casalabate, ovvero con Torre Specchiolla (Squinzano – Trepuzzi), appaltata dal Maestro Mario Schero con atto del 19 agosto 1582. Scendendo più a sud, seguono le torri della costa di Lecce: Torre Rinalda, Torre Chianca e Torre Veneri, costruite tutte dal Maestro Nicola Saetta a partire dal 1567. Quest’ultima in particolare, presenta, al contrario delle altre, delle caratteristiche architettoniche tipiche delle torri fatte costruire dallo Stato della Chiesa. Rimanendo ancora in agro di Lecce, segue la Torre di San Cataldo, già esistente nel 1485, e Torre Ponte di Carlo (quest’ultima, citata in alcuni documenti del 1825, non è riportata in alcun elenco o cartografia, pertanto alcuni studiosi ritengono che non sia mai stata costruita).
Entrando nella marina di Melendugno, in località Termolino è collocata Torre Specchia Ruggeri, costruita a partire dal 1567 in seguito all’ordinanza emanata da Carlo V. Anche la Torre di San Foca fu costruita a partire dal 1567, mentre i lavori della Torre di Roca Vecchia, che giace ormai in pessimo stato, partirono l’anno seguente ad opera dei Maestri Giovanni Tommaso Garrapa e Donato Cayzza. Concludiamo con le torri della marina di Melendugno spostandoci ancora più a sud, ovvero con Torre dell’Orso, costruita dal Maestro Giovanni Angelo Garrapa e dal fratello Giovanni Tommaso durante il Regno di Napoli, e con Torre Sant’Andrea, della quale non vi è più alcuna traccia.

Il territorio di Otranto si apre con Torre Fiumicelli, appaltata dal Maestro Martino Cayzza nel 1582, della quale non vi è più alcuna traccia. Si prosegue con Torre Santo Stefano, che fu costruita dal Maestro Paduano Baxi e presenta caratteristiche tipiche delle torri dello Stato della Chiesa. Anch’essa giace ormai in uno stato poco glorioso.
A sud dell’abitato di Otranto giace – ormai semi diroccata – la famosa Torre del Serpe, così chiamata perché si narra che, ogni notte, un serpente saliva la scogliera per bere l’olio del faro, creando scompiglio sia tra i pescatori che tra i saraceni che si avvicinavano alla città con l’intento di saccheggiarla. Caratterizzata da una pianta circolare, la Torre del Serpe risale addirittura all’epoca normanna e fu restaurata nel 1230, durante il regno di Federico II.
Di forma atipica rispetto alle altre torri, la Torre dell’Orte si presenta bassa, con un solo piano e a pianta allargata. Attualmente è inglobata nell’omonima masseria.
Restando nel territorio di Otranto, più a sud seguiva la Torre Palascìa, costruita probabilmente dove ora sorge il famoso faro (la Punta della Palascìa) collocato nel punto di costa più vicino all’Albania. Infine, concludiamo le torri strettamente otrantine con Torre Sant’Emiliano, a pianta circolare, e con Torre di Badisco, distrutta probabilmente all’inizio dell’800.
In località Terrarossa (Santa Cesarea Terme) giace Torre Minervino (a pianta circolare), che crollò nel 1587 e fu poi ricostruita. In località Mastefina (Santa Cesarea Terme) vi è invece Torre Specchia di Guardia, sempre a pianta circolare, segue poi Torre di Monte Saracino, detta anche Torre di Santa Cesarea, e infine Torre Miggiano (in località Porto Miggiano).

Torre Diso (Comune di Diso) – della quale rimane oggi solo un rudere – fu costruita dal Maestro Cesare Schero prima del 1580. Restando sempre in agro di Diso, segue Torre di Marittima (detta anche Cala del Lupo), che è l’ultima della “serie delle cinque piccole torri a sud di Otranto”. La marina di Andrano vanta la presenza di Torre Porto di Ripa, mentre a Tricase sorgono rispettivamente Torre del Sasso (o Torre del Mito), Torre del Porto di Tricase, ricostruita nel 1610 dai fratelli Ercole e Sansone Pugliese e distrutta probabilmente agli inizi dell’800, e Torre Palane (o Plane), con caratteristiche architettoniche simili a quelle delle masserie fortificate.
A Tiggiano, Torre Nasparo (o Naspro, o de Lissano) si presenta con pianta circolare di medie dimensioni e fu costruita a partire dal 1565. Nella marina di Corsano, in località Masseria della Comune, vi è un’altra torre a pianta circolare di medie dimensioni, ovvero Torre Specchia Grande, costruita nel 1550 e ceduta nel 1581 alla Reale Corte. Segue il rudere di quella che era Torre del Ricco (Comune di Alessano), costruita a partire dal 1565, e poi Torre del Ferraro. Quest’ultima è riportata solo nelle carte manoscritte di M. Cartaro del 1613 e di Bari del 1620 e non risulta in alcun altro documento, quindi quasi certamente non fu mai costruita.
A far da guardia alle acque di Gagliano del Capo vi era l’ormai diroccata Torre di Novaglie, costruita nel 1550 e poi ricostruita a partire dal 1610 dai fratelli Ercole e Sansone Pugliese, seguita da Torre Monte Lungo (costruita anch’essa nel 1550), della quale non vi è più alcuna traccia.
A Castrignano del Capo, attorno al Capo Japigio bagnato dal contrasto dell’adriatico con lo ionio, tre torri facevano da guardia all’orizzonte: la prima, Torre Santa Maria di Leuca (anticamente detta anche Torre di Maria de Finibusterre), che risultava – da un disegno – di forma tonda, larga e tozza, ma oggi non vi è più alcuna traccia di essa; la seconda, Torre dell’Omomorto (o degli Uomini Morti), anch’essa dal profilo tondo, largo e tozzo (era agibile già nel 1569, ma nel febbraio 1694 crollò la sua muraglia di tramontana in seguito a forti condizioni meteoriche); infine la terza, Torre Marchiello (agibile nel 1569), della quale oggi resta solo un cumulo di pietre.

Raggiunto ormai il Capo di Leuca e risalendo lungo il versante ionico, l’esemplare che seguiva era  Torre San Gregorio (Comune di Patù), che fu costruita nel 1563. Lasciata dalle Guardie Doganali nel 1842, e probabilmente demolita nel 1899, di essa purtroppo non vi è più traccia.
Seguono poi, rispettivamente, Torre Vado (Comune di Morciano di Leuca), agibile nel 1569 e successivamente restaurata con finti merli, e Torre Pali (Comune di Salve), che si presenta con le sue fondazioni completamente immerse dall’acqua.
Proseguendo lungo il versante ionico, si susseguono le torri della marina di Ugento, come Torre Fiumicelli, Torre Mozza, Torre San Giovanni e Torre Mammolina.
Torre Fiumicelli fu costruita da C. Schero e da G. Mischinello prima del 1584 ed è indicata in tutti gli elenchi e le cartografie antiche sino al XVIII secolo. Torre Mozza, detta così perché crollò più volte a causa di tecniche costruttive grossolane e fatte con impasti di malta ed acqua salata, è indicata nei documenti solo a partire dal XVII secolo. Tuttavia, dato che di Torre Fiumicelli non vi è alcuna traccia reale, è estremamente probabile che essa e Torre Mozza siano la stessa torre chiamata, appunto, con nomi diversi.
Torre San Giovanni, costruita nel 1565 e smantellata nel 1569, è un’altra delle tre torri pugliesi – insieme a Torre Santa Sabina di Carovigno (BR) – a pianta ottagonale. Attualmente si presenta estremamente trasformata, sia nel suo interno che nel suo prospetto esterno dipinto a scacchiera. E’ inoltre stata adibita alla funzione di faro, per ovviare ai problemi nautici che si incorrono a Ugento durante le secche.
Torre Mammolina è un’altra torre riportata solo nelle carte manoscritte di M. Cartaro (1613) e di Bari (1620) e non risulta in alcun altro documento, pertanto, quasi certamente, non è mai stata costruita.
Spostandoci a nord lungo la costa, seguono Torre Sinforo (a Felline, Comune di Alliste), agibile nel 1569, Torre Suda (Comune di Racale), Torre del Pizzo (Comune di Gallipoli), agibile nel 1569, Torre San Giovanni La Pedata (Comune di Gallipoli), costruita dal Maestro Mario Schero prima del 1584, Torre Sabea (Comune di Gallipoli), agibile nel 1569, e Torre dell’Alto Lido o “dell’Arteligo” (Comune di Galatone), costruita nel 1565 e agibile nel 1569.


Anche la marina di Nardò è ricchissima di torri costiere. Si comincia con Torre del Fiume di Galatena (presso la località di Santa Maria al Bagno) che è detta oggi “delle Quattro Colonne” a causa del fatto che, per l’appunto, rimangono di essa solo i suoi quattro bastioni angolari. Il suo nome è dovuto al fatto che è collocata presso una sorgente di acqua dolce, all’epoca nota anche ai pirati. I suoi lavori iniziarono prima del 1596 dai Maestri A. e G. Spalletta e furono poi proseguiti dai Maestri C. Carriero ed E. Mazzo in seguito ad un decreto emanato dalla Regia Corte contro gli Spalletta per la cattiva costruzione. La torre infatti crollò nella sua parte centrale, probabilmente non molto tempo dopo la sua costruzione, a causa di fenomeni tellurici o di attacchi nemici.
Si prosegue con Torre Santa Caterina (presso Santa Caterina), conosciuta anche come Torre dello Scorzone. L’appalto della sua costruzione fu affidato nel 1582 al Maestro Massenzio Gravili.
Collocata in uno dei luoghi più suggestivi della costa dell’Arneo, la Torre di Santa Maria dell’Alto, detta semplicemente Torre dell’Alto, si affaccia con imponenza sulla ripida scogliera del parco naturale di Porto Selvaggio. Fu costruita nel 1565 su progetto del Viceré spagnolo Don Pietro da Toledo e fu terminata nel 1569 dal Maestro neretino Angelo Spalletta.
Proseguendo lungo il litorale roccioso del parco di “Porto Selvaggio e Palude del Capitano”, segue Torre Uluzzo, o “di Crustano” (che si presenta più piccola delle sue “sorelle”), costruita a partire dal 1568 dal Maestro Leonardo Spalletta e terminata nel 1569.
Le carte manoscritte di M. Cartaro (1613) e di Bari (1620) riportano successivamente la presenza di Torre di Cristina, la quale però non risulta in nessun’altra parte. Si presume, quindi, che non sia mai stata realizzata.
Segue poi Torre Inserraglio, detta anche “Torre Critò”, i cui lavori iniziarono nel 1568 ad opera del Maestro Camillo Chiarello e proseguirono dal fratello Donato a partire dal 1570. Addossato ad essa vi è un edificio che un tempo era adibito a casermetta.
Le ultime due torri in agro neretino sono, rispettivamente, Torre Sant’Isidoro, agibile nel 1569 e ricostruita nel 1622, e Torre Squillace, terminata nel 1583 dal Maestro Leonardo Spalletta.
Pur entrando in agro di Porto Cesareo, continua la tipologia di torri denominata “Serie di Nardò”, così chiamate per le grandi dimensioni, correlate all’utilizzo come sedi di comando, raduni di uomini e depositi di merci che le contraddistinguono dalle altre torri salentine.
Nel pieno centro abitato di Porto Cesareo è situata Torre Cesarea, terminata prima del 1583 dal Maestro Leonardo Spalletta e ricostruita del tutto nel 1622 dai Maestri neretini Romano e Francesco Carlino. Attualmente ospita gli uffici della Guardia di Finanza.
Comunicante a sud con Torre Cesarea e a nord con Torre Lapillo, Torre Chianca sorge a due passi dal sito archeologico “Scalo di Furno” e risulta sui documenti a partire dal XVIII secolo. Si presume quindi che sia stata edificata nel corso del XVII secolo.
Segue Torre Lapillo (Comune di Porto Cesareo), i cui lavori terminarono prima del 1583 sempre ad opera del Maestro Leonardo Spalletta. Anticamente, la lunga scalinata esterna che porta al primo piano terminava con un ponte levatoio, mentre il pian terreno era naturalmente adibito a cisterna.
Della successiva torre, Torre Castiglione (Comune di Porto Cesareo), rimane ormai solo un cumulo di pietre. Pertanto, non conoscendo la sua forma originaria, non è del tutto certo che appartenga alla tipologia costruttiva della “Serie di Nardò”. Ad oggi sappiamo solo che i suoi lavori furono avviati nel 1568 dal Maestro Virgilio Pugliese di Nardò e furono terminati dal Maestro Leonardo Spalletta prima del 1583.

PROVINCIA DI TARANTO

Situata nell’omonima località, Torre Colimena (Comune di Manduria) è stata anch’essa costruita durante il periodo spagnolo di Carlo V e rappresenta l’ultima torre con la tipologia costruttiva della “Serie di Nardò”. L’unico episodio storico di rilievo risale al 1547, quando circa 400 predoni Turchi guidati da Khira – un personaggio locale convertito all’islam – sbarcarono nella piccola località e depredarono i raccolti delle masserie attorno a San Pancrazio ed Avetrana.
Proseguendo ancora lungo la costa di Manduria, seguono: Torre delle Saline, Torre di San Pietro in Bevagna e Torre Borraco (costruita negli anni dell’emanazione dei Capitoli della Bagliva). Tra queste, la Torre di San Pietro in Bevagna merita particolare attenzione. Edificata nel luogo in cui San Pietro sbarcò in Puglia, annessa alla torre vi è anche la chiesa di San Pietro. Inoltre, assieme a Torre Santa Sabina di Carovigno (BR) e a Torre San Giovanni di Ugento (LE), rappresenta una delle tre torri pugliesi a forma ottagonale a cappello da prete.
Il Comune di Maruggio vanta la presenza di due torri: Torre delle Moline (in località Campomarino) e Torre Ovo (o “dell’Ovo”), edificate entrambe nel 1473, anno di emanazione dei Capitoli della Bagliva.
Seguono poi Torre Canneto (nel Comune di Lizzano), Torre Zozzoli o “Sgarrata” (situata sull’isola amministrativa del Comune di Taranto, tra Pulsano e Lizzano), Torre Rossao Sasso” (nel Comune di Lizzano, ormai scomparsa), Torre Castelluccia (edificata nel ‘500, ricade nel Comune di Pulsano) e Torre Saturo (situata nella marina di Leporano).
Collocate in agro di Taranto, si susseguono Torre Lama, Torre Capo San Vito, Torre Rondinella e Torre Tara.
Nell’estremo confine dell’antica Terra d’Otranto, avvicinandoci alla Basilicata, si susseguono Torre Saline o “Lo Lato” (nel Comune di Castellaneta) e, infine, Torre Mattoni (costruita nel XVI secolo, è situata nella marina di Ginosa, ad est dell’oasi naturale del Lago Salinella).


FONTI:

Bistrò Charbonnier | Le torri costiere in Terra d’Otranto (Parte prima).
Torri marittime del Salento | Home page.
Wikipedia | Torri costiere del Salento.

Author: Daniele Perrone

Dottore triennale in Ingegneria Civile. Appassionato di argomenti tecnico-scientifici, urbanistica, ambiente e politica pragmatica.

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