L’ultimo baluardo africano

Intanto la campagna del nord Africa volgeva al suo termine: l’esercito dell’Asse era in ritirata, salvo qualche astuta ma vana resistenza operata sul fronte dalle truppe del Regio Esercito in cooperazione con l’AfrikaKorps, poste sotto il comando del Feldmaresciallo Erwin Rommel, ribattezzato dai giornali inglesi The desert fox. A rovesciare le sorti della guerra africana non fu solamente la sconfitta delle truppe dell’Asse ad El-Alamein, ma tutt’al più fu anche l’esito positivo dell’operazione Torch, completata il 16 novembre 1942, quando le forze alleate, composte da un misto di truppe statunitensi, inglesi e di Francia libera, uscirono vittoriosamente negli sbarchi sulle coste dell’Algeria e del Marocco.

Il Feldmaresciallo dell'Afrika korps Erwin Rommel, battezzato dalla stampa inglese "The desert fox".

Il Feldmaresciallo dell’Afrika korps Erwin Rommel, battezzato dalla stampa inglese “The desert fox”.

Già verso il 25 novembre ebbe inizio la cosiddetta corsa a Tunisi: le armate angloamericane erano intente a tagliare i rifornimenti all’esercito di Rommel, ma proprio nella capitale tunisina si stavano riorganizzando i nuovi reparti tedeschi, appena sbarcati dal continente europeo, mentre le divisioni italiane occupavano postazioni a Sfax e Gabès. La batttaglia di Tebourba, conclusa il 4 dicembre 1942, garantì all’Asse il controllo del prezioso territorio tunisino.

Intanto Rommel si mostrava pessimista, e ne aveva tutte le ragioni. La sua armata era stata ridimensionata durante le dispendiose battaglie di El-Alamein: poteva contare solo su 5000 soldati tedeschi, 2500 soldati di nazionalità italiana, 21 carri armati e 65 cannoni. Il 17 novembre venne evacuata Bengasi e il 23 dello stesso mese raggiunse la linea di Marsa Brega. Intanto arrivano alcuni reparti di rinforzo alla testa dei marescialli Diego Cavallero ed Ettore Bastico, con al seguito il Feldmaresciallo Albert Kesselring. Il timore principale di Rommel era quello di subire le stesse sorti della VIª armata di Friedrich von Paulus, che stava rischiando di essere definitivamente annientata a Stalingrado, a seguito dell’accerchiamento subito dall’Armata Rossa. Si raggiunse perciò un accordo con Mussolini e gli ufficiali italiani: l’abbandono della linea di Marsa Brega e il ripiegamento su Buerat, circa a 340 chilometri ad est di Tripoli.

Il generale britannico Bernard Law Montgomery.

Il generale britannico Bernard Law Montgomery.

Successivamente si ripiegò sulla linea di Homs. Appena in tempo. L’armata del generale Bernard Law Montgomery continuava a fare pressioni sulle varie linee che si assecondavano, mancando sempre di poco il nemico, prima con accerchiamenti, come si tentò a Marsa Brega, e poi con attacchi frontali, come avvenne a Buerat. Tuttavia anche questa linea per Rommel risultava indifendibile. Inoltre il suo intento era quello di congiungersi all’armata che era d’istanza in Tunisia per poter rilanciare una controffensiva. Nonostante il dissenso del maresciallo Cavallero e del Duce, preoccupati di perdere Tripoli, Rommel abbandonò il 22 gennaio la linea di Homs e decise di ripiegare sulla linea del Mareth, un sistema fortificato costruito dai francesi prima della guerra in Tunisia, posto sul confine libico. Tre giorni dopo i primi reparti della Panzerarmee Afrika giunsero in Tunisia, mentre l’armata fu rimpolpata dalle truppe di presidio.

Dunque in Tunisia il Feldmaresciallo Rommel potè contare ai suoi ordini 30.000 soldati tedeschi, 48.000 soldati italiani e 130 mezzi corazzati. Intanto il 23 gennaio l’VIIIª armata di Montgomery entrò a Tripoli, per poi attraversare la frontiera tunisina solo il 16 febbraio. Nei vertici italiani, la perdita della capitale libica fu un amaro boccone da ingerire. Mussolini sollevò dagli incarichi i marescialli Bastico e Cavallero, che furono sostituiti dal mesagnese Giovanni Messe, col grado di generale della Iª armata, e da Vittorio Ambrosio, nelle vesti di capo di Stato maggiore.

Carta geografica che illustra le operazioni nel settore meridionale tunisino dal 30 gennaio al 10 aprile 1943, fonte Wikipedia.

Carta geografica che illustra le operazioni nel settore meridionale tunisino dal 30 gennaio al 10 aprile 1943, fonte Wikipedia.

Con l’arrivo di Rommel, la situazione in Tunisia era la seguente: le truppe dell’Asse potevano contare sulla Iª armata del generale Giovanni Messe e sui reparti dell’AfrikaKorps dello stesso Rommel e di quelli appena giunti a Tunisi e affidati al comando di Hans-Jürgen Von Arnim, aggiungendo inoltre i soldati della Repubblica di Vichy in territorio africano, con a capo il comandante Frànçois Darlan.

Il Feldmaresciallo Hans Jürgen von Arnim.

Il Feldmaresciallo tedesco Hans-Jürgen von Arnim.

Gli alleati invece, oltre all’VIIIª armata di Bernard Law Montgomery, che nel giro di tre mesi conquistò oltre 2500 chilometri di fascia costiera, potè avvalersi ad ovest delle armate giunte in Algeria ed in Marocco a seguito dell’operazione Torch. Coordinate da Dwight D. Eisenhower, erano il V° gruppo d’armata del Generale Clark, rimasto d’istanza in Marocco in caso di una remota invasione tedesca proveniente dalla Spagna franchista, la Iª armata britannica guidata dal generale Kenneth Anderson, il II° corpo d’armata statunitense diretto da Lloyd Fredendall e i reparti di Francia Libera capeggiati da Henri Giraud, oltre ai reparti francesi di Philippe Leclerc che impegnarono varie postazioni dell’Asse nel Fezzan, e che confluirono nell’VIIIª armata, quando questa occupò Tripoli.

La conferenza di Casablanca oltre a coordinare tutte le forze armate nel XVIII° Gruppo d’Armate poste sotto il comando di Eisenhower (futuro presidente degli Stati Uniti d’America), si poneva l’obiettivo di liberarsi quanto prima della volpe del deserto. Per l’operazione Husky erano state prefissate delle date di scadenza, mentre intanto le flotte aereo-navali alleate rendevano il Mediterraneo un inferno per i convogli dell’Asse.

Malta era stata da sempre una spina nel fianco degli italo-tedeschi, e la sua mancata invasione, nonostante fossero stati predisposti dei piani d’invasione dell’isola, successivamente rimandati, aveva garantito alle forze alleate un appoggio non poco irrilevante nella conduzione del conflitto. Inoltre, con l’arrivo dei tedeschi in Africa nel 1941, le flotte navali italiane furono munite del codice crittografico Enigma. Nonostante venisse ritenuto infallibile dagli alleati nazisti, a loro insaputa, gli inglesi erano riusciti ad impossessarsi in seguito alla vittoriosa operazione Primrose avvenuta nei mari dell’Islanda. Gli inglesi riuscirono a catturare un sommergibile tedesco, dove all’interno della sua cabina radio era ancora intatto il codice Enigma. In seguito, nella massima riservatezza, gli inglesi riuscirono a decodificarlo mediante il codici crittografici UltraSecret, soprannominati anche San Bonifacio. Nel mediterraneo UltraSecret fu uno strumento vincente per gli alleati. La Regia Marina venne munita dai tedeschi del codice, e uno dei maggiori successi alleati nel mare nostrum ai danni delle flotte navali italiane, legate proprio all’UltraSecret, fu proprio l’imboscata tesa a Capo Matapan nella notte del 28 marzo 1941: la flotta inglese dell’ammiraglio Cunningham, perdendo solo un autosilurante, riuscì ad infliggere agli italiani la perdita di 6 unità navali, 2331 morti, e fece 1163 prigionieri.

Ma si faccia un passo indietro, ritornando alla situazione tunisina: mentre a sud-ovest le truppe dell’Asse che provenivano dalla Libia si riorganizzavano sulla linea del Mareth, le truppe guidate da Von Arnim si posizionarono sulla linea dell’Uadi Akarit. E mentre l’armata di Messe sbarrava la strada all’VIIIª armata del Montgomery, a est si attuò una manovra accerchiante ai danni del II° corpo d’armata del Fredendall e alla Iª armata di Anderson. A nord Von Arnim sbaragliò a Sidi Bou Zid lo statunitense Lloyd Fredendall, mentre a sud Rommel attuava un’offensiva su Gafsa. Nonostante la Volpe del Deserto avrebbe più volte espresso la necessità di far confluire le due armate dell’Asse su Tebessa, il Feldmaresciallo Albert Kesselring scelse di appoggiare i cauti suggerimenti di Von Arnim. Tra il 19 e il 25 febbraio 1943 le due armate sferrarono una controffensiva frontale a Kasserine, ma il successo fu solo tattico. Intanto le armate di Anderson e quelle di Fredendall ebbero modo di riorganizzarsi, e perciò l’esercito italo-tedesco, indebolito successivamente sui due fronti in seguito ad alcune offensive fallite miseramente, dovettero ripiegare nei loro originari punti di partenza, ovvero sulla linea del Mareth nel caso dell’armata di Messe, e invece sulla linea dell’Uadi Akarit le rispettive armate di Von Arnim e Rommel.

Author: Alessio Sacquegna

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