Alla scoperta dei resti di una chiesa medievale in Salice Salentino

L’articolo è stato pubblicato su gentile concessione di BelSalento.com


Su ispezione della Soprintendenza ai beni architettonici e monumentali

a cura di Davide Polimeno.


Cenni storici

Il comune di Salice Salentino si trova all’estremità nord occidentale della provincia di Lecce, a pochi kilometri dalla provincia di Taranto. Esso dista 10 km dalla costa ionica, in particolare da Torre Castiglione. Anticamente esso era un abitato situato nella regione centrale della Terra d’Otranto. Si tratta di un’area completamente pianeggiante, in larga percentuale occupata da colture viticole, da decenni una specialità del luogo; alla viticoltura segue l’olivicoltura. Quanto alle prime menzioni di Salice le prime testimonianze scritte sono relative all’età normanna: al 1102 risale un diploma di Ruggiero Duca di Puglia, in cui si fa riferimento ad una chiesa di San Nicola in Salice; settant’anni dopo il toponimo ricompare in un documento attribuito a Guglielmo il Buono (1153-1189) (De Nisi 1968, p.1.)  Un barone di Salice, Matteo Aldemaro (o Adimari) è il primo feudatario di Salice (Quarta 1989, p. 40.), forse negli anni di Federico II, o addirittura sotto la madre di questi Costanza d’Altavilla.
L’insediamento, diventato ormai casale nella seconda metà del XIII secolo, compare nelle fonti documentarie di epoca angioina, durante i regni di Carlo I e Carlo II; sotto Carlo I è affidato a Sibilia Riccavilla, vedova di Jacopo Riccavilla, feudatario di Salice sotto gli Svevi.
Più tardi il casale passò a Guidone Sambiasi, e dopo la breve parentesi degli Alemmano, a Vinciguerra Sambiasi, figlio di Guidone, che lo tolse agli Alemanno con l’uso delle armi (Quarta 1989, p.40.), forse negli anni di Federico II, o addirittura sotto la madre di questi Costanza d’Altavilla. . Sotto Carlo II 1292 passa, all’interno della contea di Lecce, a Hugo di Brienne (De Nisi 1968, pp.1-2, 6.).
Dal 1294 Salice è sotto la giurisdizione del principato di Taranto, retto allora da Filippo, figlio di Carlo II d’Angiò; il casale rimane annesso ad esso per novant’anni prima di tornare sotto il diretto controllo di Napoli  (De Nisi 1968, p.10.).
Da un documento risalente agli anni di Carlo II sappiamo inoltre che dal punto di vista ecclesiastico Salice apparteneva alla curia di Brindisi-Oria (De Nisi 1968, p. 38.). Sotto Maria d’Enghien (fine XIV-inizi XV secolo) Luigi dell’Acaya, francese residente in Puglia, è creato barone di Salice (De Nisi 1968, p.10, Quarta 1989, p. 41.).
Nella seconda metà del XV secolo Salice fu di nuovo infeudato alla famiglia Ciurli (o Zurlo) che lo conservarono sino al 1483  (De Nisi 1968, p. 27; Quarta 1968, p. 41.). Ai Zurlo succedettero i Greco di Ugento, per essersi distinti nella loro lealtà agli Aragona (Arditi 1885, p. 513.).
In seguito i De Marinis acquisirono Campi e in seguito Salice, tra gli ultimi anni della dominazione aragonese e l’ascesa al trono di Carlo V. Sotto quest’ultimo, in pieno XVI secolo, i Paladini da Campi risultano essere i nuovi signori di Salice, con Ferrante figlio del barone Luigi I, che sembra rilevare il feudo nel 1520; questa famiglia conserverà, sebbene ad alterne vicende, questo suo possedimento fino al 1567, quando fu ceduto a Giovanni Antonio Albricci (Quarta 1989, p. 47.). Nel frattempo verso la metà del XVI secolo l’arcidiocesi a cui Salice apparteneva, quella di Brindisi-Oria, si divideva in due: Brindisi fu sede arcivescovile e il suo presule mantenne la sua giurisdizione sul centro di Salice (De Nisi 1968, p. 39.).

Note di geologia

Il territorio è ricco di giacimenti calcarenitici, impropriamente associati al tufo dalla popolazione locale. Si tratta in realtà di calcareniti detritico organogene, la cui grana è medio grossolana.
Calcareniti si trovano anche più a nord, lungo il confine con la provincia di Brindisi, in particolare nel feudo di San Pancrazio Salentino. Altri giacimenti attestati a Salice Salentino sono quelli dei calcari di tipo dolomitico (Stasi-Colletta 2010.).

Beni architettonici e monumentali

La torre vedetta di presunta epoca federiciana, annessa alla locanda vecchia, di Salice Salentino in una foto d'epoca.

La torre vedetta di presunta epoca federiciana, annessa alla locanda vecchia, di Salice Salentino in una foto d’epoca (Fonte: De Nisi 1968).

L’insediamento sembra svilupparsi, divenendo un insediamento di un certo rilievo a partire dalla metà del XIII secolo; alla fine dello stesso secolo il centro appare incluso nella diocesi brindisino-oritana. La più antica chiesa di cui si abbia menzione è quella di San Nicola, che compare in documenti di inizi XIII secolo. L’altra antica chiesa di cui si abbia memoria è quella di San Giovanni (De Nisi 1968).
Il convento dei riformati risale invece alla fine del XVI secolo (Arditi 1885, p.513.).
Per quanto riguarda le costruzioni civili e militari, è presente una torre di vedetta a pianta esagonale, fatta risalire al XIII sec., ipotizzando una contemporaneità con quella di Leverano, voluta da Federico II (De Nisi 1968, p. 3 e p. 49.).
L’edificio castrense sembra risalire agli anni di Raimondello del Balzo Orsini (De Nisi 1968, p. 65.). L’architettura di questo si rivela effettivamente databile tra la seconda metà del XIV e la prima metà del XV secolo. L’edificio si trova nel settore orientale del centro storico di Salice. Agli anni di questo principe, viene fatta risalire un’altra costruzione, detta comunemente la Casa del Re (Arditi 1885, p. 513.).

Casa Greco

Particolare dell'immobile Greco di epoca seicentesca.

Particolare dell’immobile Greco di epoca seicentesca.

L’immobile si trova ai limiti del centro storico di Salice, precisamente a sud di questo. Esso consiste in una casa a due piani di probabile impianto seicentesco. La costruzione è realizzata in materiale calcarenitico, non dissimile dal carparo. La costruzione presenta una cortina esterna in conci squadrati e un riempimento a sacco, come si ricava da un’osservazione dei crolli nell’ala retrostante il fabbricato. Sul retro della casa in quello che risulta ora uno spiazzo aperto vi sono degli ambienti in parte crollati, un tempo coperti da volte a botte. La muratura di questi è costituita da grandi blocchi in calcare locale, misuranti 50 cm per 22 cm in altezza e circa 20 cm altri come spessore. Oltrepassato il vano centrale si accede ad un corridoio (ambiente A) con orientamento est-ovest; all’estremità occidentale di questo, addossato all’angolo settentrionale si trova un pilastro polistilo sormontato da capitello e parte di un’arcata, molto probabilmente a sesto acuto.
Si tratta di un pilastro polistilo, su alto basamento. Esso è realizzato in conci squadrati, regolari, di origine calcarea. Quanto allo stile, sulla base della situazione visibile, è plausibile che esso sorreggesse un’arcata a sesto acuto, piuttosto che una a tutto sesto. In merito a tale stile architettonico si tratterebbe probabilmente di una fase di passaggio dal romanico a gotico in Terra d’Otranto. Un simile pilastro trova confronto in quelli della basilica orsiniana di Santa Caterina a Galatina.

Interno della Basilica di Santa Caterina d'Alessandria di Galatina (Lecce, Puglia).

Interno della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria di Galatina (Lecce, Puglia).

La datazione di tale struttura sarebbe da porre pertanto tra XIV e XV secolo. All’esterno di tale corridoio, sul lato nord dell’edificio attuale, si trova, apparentemente, riutilizzato un elemento architettonico corrispondente ad una cornice, dissimile dalla restante muratura seicentesca dell’abitazione. In realtà all’estremità ovest del corridoio, sebbene non in comunicazione con questo, si trova un piccolo ambiente (ambiente B), sulla cui parete orientale si notano dei blocchi di maggiore spessore e diversa fattura rispetto agli altri conci di arenaria di cui è costruita la casa. Tale muro, presentante orientamento nord-sud, presenta una nicchia cieca al di sopra di una cornice.

E’ presumibile che questo muro sia antecedente la costruzione della casa seicentesca, ma non è assodata la sua appartenenza all’edificio tardoromanico-gotico a cui è riferibile il pilastro. L’altezza della sala in cui la nicchia con cornice si trova induce a ritenere che essa sia stata tagliata, dal soffitto della costruzione seicentesca. Sia il pilastro, sia la cornice con nicchia cieca sono realizzati nello stesso materiale lapideo. Questo induce a pensare che i costruttori che operarono in quest’area tra fine Medioevo e XVII secolo abbiano fatto ricorso a risorse disponibili in loco o nel territorio circostante Salice. Non è chiaro in quale area siano stati cavati i blocchi; solo una ricognizione nei territori di Salice e San Pancrazio potrebbe fornire indicazioni in tal senso. Quanto alle dimensioni dei blocchi, nel pilastro (dove le giunture son be n visibili) essi presentano un’altezza di circa 24 cm. I conci della base presentano in realtà un’altezza pari (a 25 cm) In totale l’altezza complessiva del pilastro con arcata è di 5,50 metri.

A meno di un metro di distanza dalla base del pilastro è presente un pozzo, realizzato probabilmente dopo l’abbandono del grande edificio gotico di probabile natura religiosa.
Tra XIII e XV secolo in tutta la penisola si assiste alla standardizzazione dei blocchi; sebbene vi siano varianti regionali, è’ ipotizzabile pertanto l’epoca di estrazione e di messa in opera di questi ultimi coincida con l’ultimo quarto del XIV prima metà del XV secolo (Varagnoli 2009, Manfredi 2005, p. 560; Chiovelli 2007, p. 462.).

Conclusioni

Ingresso esterno della nicchia con cornice.

Ingresso esterno della nicchia con cornice.

L’abitazione sembra risalire ad un orizzonte di XVII secolo. L’abitazione sarebbe sorta inglobando i resti di una struttura tardo medievale, la cui funzione è probabilmente religiosa, per cui si ipotizza la funzione di chiesa intra moenia. Tale chiesa fu probabilmente realizzata nel quadro del rilancio del piccolo centro voluto dagli Orsini a fine XIV secolo, sebbene la struttura possa essere leggermente più tarda e datata entro la metà del XV secolo.


Bibliografia di riferimento

  • Arditi 1885- Lecce, La Geografia storica e storica, Lecce1885.
  • Chiovelli 2007- R. Chiovelli, tecniche costruttive murarie medievali: la Tuscia, Roma 2007.
  • De Nisi 1968- G. De Nisi, Salice Terrae Hydrunti, Ostia 1968. 1968 Manfredi 2005- A.
  • Manfredi, Tecniche costruttive medievali nel territorio di Pomarance (PI), Murature, sezioni e forma dei conci nelle architetture dell’ XI-XIV secolo, in BibarUnisi, 2005, pp. 559-66.(vedi link)
  • Quarta 989-G.L. Quarta, Salice Salentino, dalle origini al trionfo della Giovane Italia, Salice 1989.
  • Stasi –Colletta 2010- P. Stasi-A. Colletta, Adeguamento degli scarichi e delle immissioni nel sottosuolo delle acque meteoriche. Relazione geologica e idrologica, 2010.
  • Varagnoli 2009- F.Varagnoli 2009 (ed.), Prospettive per l’analisi e la conservazione dell’edilizia storica, Firenze 2009.

BelSalento

Author: Giovanni Greco

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