Eufemia, la città-mondo

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A ottanta miglia incontro al vento di maestro l’uomo raggiunge la città di Eufemia, dove i mercanti di sette nazioni convengono a ogni solstizio ed equinozio. La barca che vi approda con un carico di zenzero e bambagia tornerà a salpare con la stiva colma di pistacchi e semi di papavero, e la carovana che ha appena scaricato sacchi di noce moscata e di zibibbo già affastella i suoi basti per il ritorno con rotoli di mussola dorata. Ma ciò che spinge a risalire fiumi e attraversare deserti per venire fin qui non è solo lo scambio di mercanzie che ritrovi sempre le stesse in tutti i bazar dentro e fuori l’impero del Gran Kan, sparpagliate ai tuoi piedi sulle stesse stuoie gialle, all’ombra delle stesse tende scacciamosche, offerte con gli stessi ribassi di prezzo menzogneri. Non solo a vendere e a comprare si viene a Eufemia, ma anche perché la notte accanto ai fuochi tutt’intorno al mercato, seduti sui sacchi o sui barili, o sdraiati su mucchi di tappeti, a ogni parola che uno dice – come “lupo”, “sorella”, “tesoro nascosto”, “battaglia”, “scabbia”, “amanti” – gli altri raccontano ognuno la sua storia di lupi, di sorelle, di tesori, di scabbia, di amanti, di battaglie. E tu sai che nel lungo viaggio che ti attende, quando per restare sveglio al dondolio del cammello o della giunca ci si mette a ripensare tutti i propri ricordi a uno a uno, il tuo lupo sarà diventato un altro lupo, tua sorella una sorella diversa, la tua battaglia altre battaglie, al ritorno da Eufemia, la città in cui ci si scambia la memoria a ogni solstizio e a ogni equinozio.

Eufemia

Tratta dal celebre romanzo “Le città invisibili” di Italo Calvino, Eufemia è la prima  della serie “Le città e gli scambi”. Gli scambi, in questa città, caratterizzano fortemente la città stessa e i suoi cittadini.
La parte iniziale della descrizione è incentrata su tutti quegli aspetti economici di Eufemia. I mercanti, provenienti da sette nazioni, approdano in questa città per il commercio e per gli scambi che la caratterizzano. Eufemia è quindi una città commerciale, dove ognuno vi si dirige con la sua mercanzia e torna a casa con qualcos’altro. È una vera e propria piazza, intesa con il significato più antico del termine, intesa come luogo in cui ci si recava per trovare lavoro, per barattare, per vendere o acquistare prodotti. A differenza della piazza di una comune città, però, quello di Eufemia è un mercato quasi internazionale e senza confini, una sorta di “capitalismo buono” dove le sette nazioni che vi convergono portano tutto ciò che possono produrre, le loro specialità tipiche e le loro spezie. Si evince, quindi, che il prodotto che può garantire il mercante di una certa nazione non potrà essere garantito dal mercante di un’altra e viceversa. Questa fondamentale caratteristica fa di Eufemia un mercato ricco e variegato, che genera sviluppo e vitalità alla città stessa.
La seconda parte del racconto, però, è ancora più interessante. Si pensi che non solo di merci sono fatti gli scambi di Eufemia. Vi è anche, e soprattutto, uno scambio di memorie molto simile a quello che avviene tra l’anziano del paese e il giovane che ha voglia di ascoltare, tra il nonno di famiglia e il nipote che vorrà ereditare la sua saggezza, è quello tra vecchi amici che si ritrovano dopo tanto tempo per raccontare le proprie esperienze, ma è anche quello che avviene tra sconosciuti che si trovano per caso. Non solo, questo scambio potrebbe rappresentare anche lo scambio culturale tra etnie e popoli differenti.
Le relazioni tra questi mercanti provenienti da sette nazioni, aventi sicuramente culture, tradizioni, usanze e, forse, anche religioni diverse, implicano anche degli scambi sociali che arricchiscono il bagaglio culturale di ognuno. A ogni parola che uno dice […], ognuno ha qualcosa da raccontare. Al ritorno da Eufemia, quindi, i ricordi e le storie di uno sconosciuto son diventati anche i tuoi. Ricordi che non si acquistano con il denaro, ma semplicemente con l’apertura mentale di chi non ha preconcetti verso gli altri e di chi non si lascia trascinare dall’integralismo e dal nazionalismo di alcun genere. In fin dei conti, i confini geografici e i muri del pregiudizio sono solo delle divisioni immaginarie, ad Eufemia questo l’hanno capito…

Author: Daniele Perrone

Dottore triennale in Ingegneria Civile. Appassionato di argomenti tecnico-scientifici, urbanistica, ambiente e politica pragmatica.

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